Gli Stati Uniti continueranno a essere un alleato dell’Europa? Stando alle prime mosse di Donald Trump, dubbi e paure dalle parti di Bruxelles si avvertono eccome. L’Europa sembra essere rimasta ferma al brusco risveglio post-elezioni, totalmente sprovvista di qualunque strategia politica. Il Vecchio Continente sta perdendo uno dei suoi più fidati alleati. Trump disprezza l’Europa e cerca in ogni modo di accentuarne le divisioni che da anni paralizzano l’iniziativa dell’Ue. Ma c’è di più: negli spazi politici lasciati da Bruxelles, Trump ci si sta infilando attraverso i suoi numerosi sostenitori.
“Non chiedete cosa può fare l’America per l’Europa e la sua sicurezza, chiedete cosa possiamo fare noi per lei. L’Europa è stata, è e sarà sempre grande” ha dichiarato il premier polacco Donald Tusk questa settimana davanti al Parlamento europeo. Tra i Ventisette c’è chi invoca il risveglio dell’Ue: maggior autonomia economica, militare ed energetica. Ma sono appelli che cadono nel vuoto perché di loro sembrano inermi o peggio impotenti davanti al ritorno di Trump, credendo che l’amicizia americana non verrà comunque meno.
Trump ha cominciato ad alzare la tensione all’interno dell’Ue. Ha dichiarato di volere la Groenlandia, un territorio autonomo della Danimarca, ricco di materie prime e strategico, minacciando i danesi di ritorsioni commerciali se si rifiutano di cederlo. Ha fatto intendere che considera la Spagna un membro dei BRICS, il blocco dei grandi paesi emergenti che include la Russia, suscitando il fastidio di Madrid. Ignoranza o colpo basso? Trump si scaglia senza misure su questi paesi perché li ritiene deboli e incapaci di difendere se stessi. Sta dimostrando disprezzo per Germania e Regno Unito e permette alla sua “ombra” Elon Musk di compiere operazioni di destabilizzazione nei loro confronti attraverso la sua piattaforma X. Come sta reagendo l’Ue? Per ora l’Ue fa intendere che non si vuole andare allo scontro, meglio ignorare le provocazioni statunitensi ed evitare di mettere benzina sul fuoco. Fonti da Bruxelles fanno trapelare che alcuni leader sono pronti a uno scontro con Trump, ma la stragrande maggioranza precida invece un remissivo pragmatismo, nonostante Washington non abbia affatto nascosto le proprie intenzioni.
Ma ciò che più preoccupa Bruxelles è la difesa militare. Trump ha chiesto agli europei di aumentare la loro spesa del 5% del Pil. Secondo la Commissione europea, stando alle richieste dell’inquilino della Casa Bianca, dovranno servire più di 500 miliardi nei prossimi dieci anni. Cifre spropositate, che Bruxelles non saprebbe proprio dove reperire. Ursula Von der Leyen ha fatto sapere che rifiuta l’opzione di un nuovo piano di debito comune, trovando l’approvazione della Germania, ma la contrarietà della Francia. Parigi si è mostrata molto indispettita da questa posizione della presidente della Commissione: La Commissione non ha alcuna competenza in materia di difesa”, ha detto il ministro della difesa francese Sébastien Lecornu: “Siamo d’accordo sul fatto che la Commissione debba mobilitare i fondi europei per accelerare gli acquisti, ma se alla fine si tratta di prendere i soldi dei contribuenti europei per comprare armi negli Stati Uniti o addirittura in Corea del Sud, francamente è inaccettabile”.
La prima settimana della presidenza Trumpiana ha forse stupito chi pensava che un Trump-bis avrebbe avuto dei contorni più moderati: niente di più falso. Trump ha dimostrato tutta la sua determinazione di rompere i rapporti con l’Europa alimentando le tensioni; da parte sua, l’Ue non ha disatteso le aspettative (forse dei più ottimisti), mostrandosi sprovvista di qualunque iniziativa politica credibile, accettando passivamente un ruolo di subalternità.